giovedì 18 settembre 2014

Ogni tanto ritornano

tanti mesi e tanti avvenimenti mi hanno tenuto lontano da qui. Se ne sono andate Anouk e Shake le mie due cane anziane ed ancora ora ne soffro, tanto. Cosa comprensibile sono a chi ha deciso di divvidere la propria vita con questi animali. Degli altri avvenimenti non mi va di parlare, la sola idea di elencarli mi sfinisce. Ma son di nuovo qui, con le mie domande, come diceva gino paoli.

mercoledì 8 gennaio 2014

Solidarieta' "a distanza"

Mi sto rendendo conto in questi giorni che per tanti italiani e' piu' facile fare solidarieta' tramite sms o a distanza che non con chi si conosce. Spero solo sia un caso isolato il mio.

domenica 5 gennaio 2014

Le mie vite - 1

Sono nato a Milano nella seconda meta' degli anni 60. Da subito ho dovuto fare i conti con una presunta super intelligenza che mi veniva attribuita. Ho cominciato a parlare molto presto e mia nonna mi presentava come "l'avvocato", avevo la casa piena di giochi didattici e pochi giochi normali. E' stato un periodo, secondo i miei ricordi annebbiati, bello, come dovrebbe essere per ogni bambino. Avvertivo, pero', forte questa aspettativa, ero intelligente, forse un mezzo genietto e quindi, ovviamente aspettative. Ho cambiato asilo, perche' dovevo certamente andare alla Montessori. A 5 anni c'e' stato dubbio e discussioni se farmi anticipare la scuola di un anno. Poi alle elementari sono stato un alunno normale, la mia presunta super intelligenza si e' evaporata o, piu' probabilmente, gli stimoli che ricevevo non la facevano esprimere. In effetti sono sempre stato svogliato a scuola. Amavo giocare da solo, non disdegnavo il gioco in compagnia, intendiamoci, ma da solo la mia mente era libera di vagare liberamente, senza il vincolo di doverla incrociare con le menti altrui. Erano, credo, momenti che vivevo come una sorta di valvola di sfogo. Terminato quest'ultimo tornavo a giocare con gli amici, felice di farlo. Le estati erano divise fra mare, montagna e qualche volta, il paese dei nonni materni in Emilia. E' curioso perche' fino ad un certo punto ho piu' ricordi della montagna che del resto; da una certa eta' in avanti invece i ricordi si sono giustamente divisi fra tutti i luoghi. In montagna, sempre in virtu' delle mie presunte doti, mi mandavano con i ragazzi, figli dei vicini, piu' grandi di me e mi piaceva, mi sentivo grande, piu' di quello che ero. Era paradossale che, se da un lato i miei erano abbastanza apprensivi, poi pero' mi permettevano di fare cose da piu' grande.
 Al mare non ricordo grandi amicizie. I ricordi piu' vivi che ho riguardano mio nonno che divideva le giornate fra la raccolta dei pinoli e quella delle telline. Mio nonno mi ha sempre coinvolto molto in questo genere di cose.
 Dell'Emilia ricordo le grandi passeggiate in bicicletta fatte con lo zio di mia madre sugli argini del Po e sulle mura di Ferrara. Ricordi di colore rosso e arancio.
L'azienda per cui lavorava mio padre regalava ai figli dei dipendenti regali "intelligenti" a natale. Un anno arrivaro un sacco di libri, una collana completa di Salgari. Mio padre ebbe l'idea di leggermi un capitolo ogni sera, prima di dormire. All'epoca gia' sapevo leggere e questo limite di un singolo capitolo mi stava stretto, cosi' di giorno e di nascosto andavo avanti per gli affari miei. Penso di essere arrivato al terzo libro contro il 20° capitolo del primo letto da mio padre che mia madre si accorse del fatto che leggevo per i fatti miei. Mio padre si offese e smise di leggermi il capitolo serale. A me piaceva ascoltarlo, la sera, non avrei mai rinunciato, anche se leggeva cose gia' lette, ma la mia curiosita' premeva perche' andassi avanti.
Ad un certo punto della mia infanzia i miei nonni si trasferirono vicino Genova, all'ultimo piano di un palazzone. Vivere all'ultimo piano dava loro il diritto di usufruire del tetto, terrazzato. Mio nonno, riempi' il terrazzo di piante di pomodori, per me invece, era la nave di sandokan sulla quale giovcare.
Oltre ad occuparsi di pomodori, mio nonno aveva un negozio di cartoleria, giocattoli e libri. Con il loro permesso, negli anni l'ho depredatato quel negozio, troppe cose interessanti.
La mia infanzia finisce nel 1977. Ci trasferiamo in liguria, vicino Sanremo, per problemi di salute di mia sorella. Un trauma interiore, un posto bellissimo, ma dove ho avuto grandi difficolta' ad inserirmi, in parte per la mia mancanza di personalita', timidezza, inadeguatezza, in parte perche' li i milanesi (ma anche i torinesi) son sempre stati visti con un misto di invidia, odio, disprezzo.

sabato 4 gennaio 2014

il timore del no.

Fin da piccolo mio padre e' sempre stata una figura, ai miei occhi, austera, imponente. La classica montagna troppo alta da scalare. Da piccolo non ero un bambino con tutta questa personalita', non di fronte a lui, mi sentivo sovrastato. Nella mia memoria ci sono tanti episodi, spesso piccoli episodi, nei quali il NO era la regola alle richieste. Ricordo di essermi sempre sentito diverso dagli altri bambini, per cose futili certo, ragionandoci adesso, ma che da bambino ti fanno sentire diverso. Per esempio, mio padre ha sempre avuto la mania di comprarmi scarpe da ginnastica di tela, alte sopra la caviglia, quanto tutti gli altri avevano scapre basse di una precisa marca (tepa sport). Alle mie richieste di averne un paio anche io, inevitabilmente la risposta era no, perche' quelle che mi sceglieva lui mi proteggevano le caviglie, le altre no. Nella mia testa non capivo, con l'infallibile logica da bambino, mi dicevo che non avevo problemi di caviglie per cui non comprendevo la necessita' di quel tipo di scarpe. E soffrivo terribilmente il No, perche' comportava, di conseguenza, il dover regolarmente spiegare agli amichetti perche' io non avevo le scarpe come le loro e le motivazioni che potevo dare mi sembravano ridicole. Questo atteggiamento si verificava e si e' verificato nel tempo anche per altre cose con motivazioni a volte corrette, altre meno. Sta di fatto che questo No l'ho vissuto cosi' male che e' diventato un condizionamento per cui crescendo avevo paura a chiedere le cose e non solo a lui. Troppa paura di ricevere un No, anzi, troppa paura della certezza (per niente certa) del No. Questo ha avuto riflessi in tante cose della mia vita da adolescente. A volte anche solo chiedere di uscire a mangiare una pizza con gli amici diventava un problema. Soprattutto, fino ad una certa eta' questa paura del No, mi ha bloccato nei rapporti interpersonali con le ragazze al punto che se ripenso ora a certi episodi mi scappa da ridere, roba che potrei proporre ad un comico di di Zelig per una scenetta, oltretutto ero imbranato con l'altro sesso e con la fondata convinzione di non essere granche' attrattivo. Porto e portavo gli occhiali e all'epoca avevo delle montature ridicole, fuori moda, anni '70. Ovviamente di averne piu' belle, No, non si poteva, costavano troppo. Poi per fortuna l'adoloscenza e' passata, la consapevolezza di me stesso e' cresciuta e le cose sono migliorate, ma il tarlo e' rimasto e si manifesta con un certo fastidio nel chiedere cose in certe occasioni.

martedì 31 dicembre 2013

La disfida del cucchiaio di legno

Ho gia' scritto in altri post del fatto che a casa sia io a preparare da mangiare. Mi piace farlo, credo anche di essere un discreto cuoco seppur con una vena altalenante.
In cucina c'e' una cosa che odio piu' di ogni altra, il cucchiaio di legno. Lo trovo un attrezzo inutile se non per fare la polenta, per ogni altra cosa uso cucchiai di metallo, quelli classici da minestra.
Bene, non passa giorno in questa casa che non ci sia un capitolo della disfida del cucchiaio di legno. La mia compagna vorrebbe usassi sempre e solo quello, perche' non riga pentole e padelle, perche' amalgama meglio, perche', perche' perche'.
Il cucchiaio di legno ha i bordi troppo spessi e l'incavo troppo poco accentuato per essere utile e pratico. La differenza fra quando uso il cucchiaio normale e, stanco di sentire rimbrotti, invece uso quello di legno, sta nel fatto che poi i fornelli sono piu' o meno sporchi. Ovviamente non puo' essere colpa del cucchiao ma ovviamente mia. Evidentemente ho una sorta di tremore delle mani altalenante che a volte si manifesta a volte no, perche' altrimenti non si spiegherebbe come mai i fornello non sono sempre sporchi o sempre puliti.
Tutto cio' premesso.......stasera non devo cucinare!
Buon anno a tutti.